Di Francesco De Filippo
Sfregio
Arnoldo Mondadori Editore, 2006
Ventitré anni, una moglie, due bambini. Uno scooter con cui attraversa in lungo e in largo i quartieri popolari di Napoli. Gennarino Sorrentino è un campione dell'”arte di arrangiarsi” partenopea: piccoli lavori, commissioni varie, ma niente di illegale. È sempre riuscito a tenersi ai margini del sistema di malaffare che domina la città, fino al giorno in cui viene convocato da don Rafele, boss dei boss che ama mantenere un profilo basso, ma al cui controllo nulla sfugge. Ed è una convocazione che non si può ignorare. La vita di Gennarino, e della sua famiglia, cambia.
A poco a poco, da incarichi di scarsa importanza all’interno dell’organizzazione, in un’escalation graduale, un bravo ragazzo si trasforma in criminale, in un vortice di corrieri internazionali di droga, omicidi, pestaggi, prostituzione. Sembra non esserci un limite alla violenza, all’abiezione, all’assoluto vuoto morale che lo circonda. Tutto quello a cui teneva, la moglie, i figli, la sua stessa vita, non vale più niente. Tutto è divorato da un sistema di potere criminale che è riuscito a infiltrarsi ovunque, a dominare tutto, a bruciare vite, a violentare un territorio. La discesa di Gennarino agli inferi sembra inarrestabile. La moglie lo lascia, e porta via i bambini per proteggerli. Lui torna, quando torna, in una casa vuota e silenziosa. Ormai morta. Ma qualcosa è rimasto al limitare della sua coscienza: un tarlo silenzioso, che lo porterà a nutrirsi di una feroce ribellione, di una voglia di vita e di riscatto.
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